Il vangelo secondo Luca

Il terzo vangelo, attribuito a Luca, con i suoi 24 capitoli, formati da 1151 versetti (quasi il doppio di quelli di Marco), è il più voluminoso dei quattro vangeli. Questo scritto è sempre stato molto apprezzato dalla Chiesa per l’eleganza, la fluidità dello stile narrativo e per il fascino del materiale che gli è esclusivo, comprendente alcuni episodi e parabole tra le più belle dei vangeli.

Il vangelo di Luca è letto in modo continuo nella Liturgia domenicale dell’Anno C, ma la sua presenza è rilevante in ogni Anno liturgico nel tempo di Natale, in diverse solennità quali, per esempio, quelle di Maria SS.ma Madre di Dio, dell’Annunciazione, dell’Assunzione al Cielo di Maria, e in alcune feste quali la Presentazione al Tempio di Gesù. 

L’autore - luogo - data di composizione

La tradizione più antica è concorde nell’indicare l’autore del terzo vangelo in Luca, fedele discepolo dell’apostolo Paolo, che lo menziona diverse volte nelle sue lettere (cfr. Fm 24; cfr. 2Tm 4,11, cfr. Col 4,14). Il “Canone muratoriano”, il più antico elenco di libri canonici che si conosca (160-180 d.C.), attesta: «Terzo è il libro del vangelo secondo Luca. Questo Luca è un medico che, dopo l’ascensione di Gesù, Paolo prese con sé come compagno di viaggio». Sempre secondo la tradizione, Luca sarebbe nato ad Antiochia, città della Siria sede di una comunità cristiana fiorente, della quale, negli Atti degli Apostoli, mostra di conoscere molto bene la fondazione, gli animatori e le problematiche (cfr. At 11,19-27; 13,1; 14,19; 15,1 ss).

L’immagine tradizionale dell’evangelista corrisponde in discreta misura a quanto si può ricavare dall’analisi della sua opera. Un pregio particolare del terzo Vangelo deriva proprio dalla personalità affascinante del suo autore che vi emerge di continuo. Luca è uno scrittore di gran talento e di animo delicato, che possiede un’ottima conoscenza del greco, come dimostrano lo stile raffinato e il modo di costruire le frasi. Il racconto ne lascia spesso trasparire la professione medica; dei quattro evangelisti egli è l'unico ad esprimersi con indulgenza sui medici (per es. omettendo in 8,43 un commento dispregiativo nei confronti dei medici presente in cfr. Mc 5,26) e ad indicare con maggior esattezza i fenomeni patologici, annotando da quanto tempo dura la malattia e distinguendo con più cura le malattie vere e proprie dalle possessioni diaboliche.

La tradizione è divergente riguardo al luogo in cui sarebbe stato scritto il terzo vangelo. Il maggior numero di testi parla genericamente dell’Acaia (vale a dire la Grecia meridionale per distinguerla dalla Macedonia); altri, senza argomenti decisivi propongono Cesarea, Alessandria d’Egitto o Roma. Per alcuni studiosi moderni, la composizione non sarebbe comunque avvenuta "di getto" e l’opera, iniziata forse in Grecia o in Siria, potrebbe aver ricevuto forma definitiva in Roma. Anche per quanto riguarda la data di composizione, le tradizioni antiche non sono precise: secondo molti studiosi il terzo vangelo sarebbe stato scritto dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme, quindi verso il 70-80 d.C.

Destinatari dell’opera sono i membri di una comunità fatta in gran parte da pagani convertiti, totalmente ignari del contenuto dell’Antico Testamento, ai quali l’evangelista spiega tutto ciò che non potrebbero capire. Luca tralascia perciò le parole semitiche che sostituisce con termini greci più familiari ai destinatari dell’opera; per esempio al titolo ebraico «Rabbì» (=”Maestro”) preferisce il greco «Epistàta» (=”Guida”) o «Didàskale» (=“Insegnante”) e usa il termine «Kranion» (="Cranio") invece di «Gòlgotha». Il testo è povero di citazioni esplicite della Scrittura, ma ricco di richiami ai temi che più stanno a cuore a Israele e che, allo stesso modo, sono in grado di far vibrare il cuore di ogni uomo. Con questi accorgimenti l’evangelista compie una vera e propria opera di mediazione, introducendo Israele tra i popoli pagani e i pagani nel vero Israele.

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